mercoledì 8 gennaio 2025

9 gennaio

Il 9 gennaio del 1950 il sindacato CGIL aveva indetto uno sciopero provinciale per protestare contro il licenziamento di gran parte degli operai delle Fonderie Riunite di Adolfo Orsi. Questo licenziamento di massa doveva permettere l'assunzione di personale che non fosse legato né a sindacati né a partiti politici.

Il giorno prima dello sciopero, arrivarono a Modena circa 1500 poliziotti da altre province emiliano-romagnole e la vox populi narra che molti di loro si andarono ad ubriacare in un locale in via Taglio prima di recarsi al presidio alle Fonderie Riunite. Il fatto è che poliziotti e carabinieri presidiarono massicciamente le Fonderie, appostandosi anche sui tetti della fabbrica armati di mitragliatrici e intervenendo con un mezzo blindato e artiglieria pesante. Il bilancio della giornata fu di 6 morti e 200 feriti, alcuni gravi. Le persone uccise morirono in diversi modi: alcuni colpiti al petto, altri alla nuca, uno linciato in un fosso coi calci dei fucili.

Uno dei 6 morti era Arturo Malagoli, di vent'anni, il fratello di mia nonna, che era incinta all'epoca dei fatti e che decise di chiamare l'unico figlio (mio padre) Arturo, in onore del fratello. L'episodio ha segnato profondamente la mia famiglia e quelle delle altre vittime. 
L'anno scorso ho raccontato questa storia a Valentin Prévôt, un disegnatore parigino che l'ha trasformata in fumetto insieme ad altre due.
La vicenda costituisce una ferita mai sanata nella memoria dei modenesi e tuttora il cippo che ricorda le vittime si trova nel luogo in cui sorgevano le Fonderie Riunite, in un punto lontano dal centro, poco frequentato e poco visibile. Evidentemente, si tratta tuttora di un episodio considerato imbarazzante dall'amministrazione. Il 9 gennaio 2019, il collettivo FX ha fatto trovare nei pressi del cippo, dove ogni anno si raccolgono alcuni parenti delle vittime e un rappresentante delle autorità, un murale temporaneo (su carta). Gli agenti della Digos hanno divelto il murale che vedete nella foto della Gazzetta di Modena prima dell'inizio della commemorazione dell'eccidio. Come potete leggere qui la questura ha dichiarato a Repubblica (edizione bolognese) che l'intervento è stato dovuto al fatto che l'opera è stata giudicata inopportuna dagli agenti.
I parenti delle vittime hanno lanciato una petizione per permettere al collettivo di realizzare la stessa opera sul muro dell'acquedotto adiacente, e hanno rilanciato chiedendo all'amministrazione di mettere una targa a memoria dei caduti in piazza grande. Se volete firmarla, la trovate qui. Oggi, 9 gennaio 2025, la targa in Piazza Grande ancora non esiste. 

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