lunedì 30 dicembre 2024

Il 2024 a Parigi

La montgolfière abritant la flamme olympique
L'anno 2024 a Parigi è stato caratterizzato da numerosi eventi importanti, che hanno riguardato diversi settori come lo sport, la cultura e la storia. L'evento di punta dell'anno sono stati senza dubbio i Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi 2024. Contrariamente alla scelta fatta da diverse città che hanno ospitato i Giochi Olimpici negli anni, Parigi ha scelto di effettuare le gare in luoghi emblematici della città, come lo Stade de France o addirittura ai piedi della Torre Eiffel.

A latere delle competizioni sportive, le Olimpiadi della Cultura hanno proposto una serie di eventi artistici, tra cui mostre, spettacoli e installazioni, che illustrano il legame tra sport e cultura.

Dopo diversi anni di ristrutturazione, il Grand Palais ha riaperto le porte, ospitando importanti mostre e diventando ancora una volta un centro nevralgico della cultura parigina.

Il Museo d'Orsay ha proposto la mostra immersiva sugli impressionisti, "Paris 1874", un'esperienza che ha rievocato l'atmosfera della prima mostra impressionista.

Nel dicembre 2024, un altro momento clou è stata la riapertura della Cattedrale di Notre-Dame. Dopo il devastante incendio dell'aprile 2019, l'edificio ha riaperto le sue porte l'8 dicembre 2024, segnando un momento commovente per i parigini e i visitatori di tutto il mondo.

Questi eventi hanno contribuito a rafforzare la posizione di Parigi come capitale della cultura, offrendo ai residenti e ai visitatori un programma ricco e diversificato per tutto l'anno. Vedremo cosa ci riserverà il 2025! Buon anno!

sabato 21 dicembre 2024

Le vetrine natalizie

Le vetrine animate di Natale a Parigi sono una tradizione festiva. L'idea di decorare le vetrine per le festività natalizie cominciò ad emergere con la comparsa dei grandi magazzini, come Le Bon Marché, che fu uno dei primi a Parigi a sviluppare il concetto di vetrina commerciale. Le decorazioni giocavano su temi festivi e stagionali per attirare clienti.

Un momento dell'animazione di quest'anno di
una delle vetrine del Bon Marché
Negli anni '20 e '30 le vetrine iniziarono a diventare più elaborate. Nel secondo dopoguerra, l'innovazione tecnologica permise l'introduzione di meccanismi animati, trasformando le vetrine in veri e propri spettacoli. Grandi magazzini come le Galeries Lafayette, Le Printemps e La Samaritaine hanno reso popolare questa pratica aggiungendo pupazzi, automi e scene in miniatura che rappresentano fiabe o paesaggi invernali. L'idea era quella di offrire un'esperienza magica ad adulti e bambini, raccontando storie.

Negli anni Cinquanta e Sessanta le vetrine divennero delle vere e proprie attrazioni, e intere famiglie hanno cominciato a spostarsi per ammirarle. Durante questo periodo si cominciarono a sviluppare musiche, luci e scenografie più dettagliate.

Nel corso del tempo, le vetrine natalizie sono diventate sempre più sofisticate, prevedendo spettacoli di luci, animazioni elettroniche e persino collaborazioni artistiche. Oggi le vetrine dei grandi magazzini parigini sono un evento imperdibile durante la stagione invernale. Ogni anno, squadre di decoratori, scenografi e artisti lavorano per mesi per creare temi originali e magici, con l'integrazione di tecnologie come l'illuminazione a LED e gli effetti digitali. Le Galeries Lafayette e Le Printemps rimangono pionieri di questa tradizione, inaugurando ogni anno vetrine spettacolari e spesso accompagnate da eventi speciali. Ogni anno le vetrine attirano migliaia di visitatori nel periodo natalizio, e sono ormai un vero e proprio evento culturale e turistico nella capitale francese.

martedì 17 dicembre 2024

Archipels littéraires: un lavoro vecchio che ancora mi appartiene

Quasi vent'anni fa, mentre facevo ricerche per la mia prima tesi di dottorato, ho effettuato una serie di interviste con scrittori che studiavo. Queste interviste sono state raccolte e pubblicate in francese col titolo Archipels littéraires. Si tratta di un volumetto modesto ma che, inaspettatamente, continua a suscitare un certo interesse. Ecco una breve presentazione dell'opera seguita dai video delle interviste che ho concesso all'epoca per presentarla.

Paola Ghinelli, Archipels littéraires. Chamoiseau, Condé, Confiant, Brival, Maximin, Laferrière, Pineau, Dalembert, Agnant, Montreal, Mémoire d’Encrier, 2005.

Esiste un “romanzo caraibico”? La critica contemporanea è riuscita a coglierne le problematiche? Questi nove scrittori francofoni esprimono le loro opinioni in proposito, e affrontano aspetti letterari raramente trattati in precedenza, come l’intertestualità o il cannibalismo letterario. Anche quando attraversano i “passaggi obbligati” del discorso critico, come le questioni dell’identità, dell’esilio, o dell’erranza, il confronto tra le loro diverse opinioni suscita prospettive originali. La definizione della letteratura caraibica francofona ne risulta arricchita, forse superata. Quest'opera è stata pubblicata in francese.

Il 15 dicembre 2005, la trasmissione 10 minutes pour le dire condotta da Gora Patel è stata dedicata a Archipels littéraires. Ecco il video della puntata trasmessa su RFO-France Ô.



Anche la rete 3A Télésud ha dedicato una puntata di una sua trasmissione a Archipels littéraires. Si trattava della trasmissione Des mots et débats di Patricia Drailline. Ecco l'intervista, trasmessa ripetutamente nel maggio 2006.



venerdì 13 dicembre 2024

Storia parigina

Non ho sempre vissuto a Parigi. Ecco un testo nostalgico, scritto pensando all'epoca in cui ci venivo da sola dopo un colpo di testa e c'era ancora la carte orange invece del pass navigo...


Arrivo a Parigi al mattino. Il marciapiede della stazione è una prefigurazione di ciò che mi aspetta. Un campionario di esseri umani dagli occhi appiccicosi per la nottata in treno ma illuminati dall'emozione dell'arrivo. I treni per Parigi partoriscono un'umanità pacifica e stupita. Chi viene da fuori dovrebbe sempre attivare gradualmente i propri sensi, per non lasciarsi sopraffare dalla città. Ho elaborato un rito per affrontarla senza farmi fagocitare. Prima di telefonare a chi mi può ospitare per qualche notte, guardo gli occhi degli altri viaggiatori, e cerco di cogliervi il colore del cielo di Parigi. Se il mio bagaglio non è troppo pesante e la luce è propizia mi avvio a piedi dalla Gare de Lyon verso Place d'Aligre, a due passi dalla stazione. Con un po' di fortuna, è il giorno del mercatino. Mi piace guardare Parigi da qui. I colori delle anticaglie made in Taiwan, le espressioni dei venditori assonnati, la luce che si trasforma in polvere mi sorprendono ogni volta. E ogni volta li osservo fino a percepire qualcosa di Parigi che mi era sfuggito fino a quel momento.


Mi concentro sul tatto e tocco tutti gli oggetti esposti sui tavolacci o per terra, scatenando il furore dei venditori. Leggo il braille di questo luogo: sento la trama dei tessuti che non si fabbricano più, faccio scivolare i polpastrelli sui soprammobili di vetro soffiato, sfioro le cianfrusaglie come se fossero gioielli preziosi. Io sono nelle mie dita, e grazie al senso del tatto percepisco la patina che ricopre quelle anticaglie a poco prezzo. Scelgo un oggetto. Un fermacarte di legno caldo e liscio. Mentre l'ho tra le mani, senza farmi notare, lo avvicino al naso. Sento la storia del legno attraverso il suo odore. Poi sfoglio i libri vecchi e ne annuso la polvere. L'odorato mi permette di avvertire per la prima volta l'aggressività della città: sento puzza di Parigi, dei bidoni della spazzatura chiusi male, degli escrementi di cane che costellano i marciapiedi. A questo punto spontaneamente le mie orecchie si lasciano invadere dal suono del francese. Comincio a contrattare i prezzi e ad ascoltare le voci. Parlo a un venditore di quel fermacarte di ebano che so troppo caro solo per sentire la lingua francese che mi riempie la bocca e mi modifica l'espressione del viso. Prima di ripartire mangio qualcosa, nulla di pretenzioso, per completare il mio risveglio sensoriale. Mi fermo in una panetteria o al supermercato che ha infestato per anni la piazza con un'enorme sagoma di Zidane e lo slogan: J'aime bien vous faire gagner, che significa amo farvi vincere, ma anche amo farvi guadagnare. Solo dopo questa complicata iniziazione sono pronta per la città.


Quando il mio rito propiziatorio è efficace, mi permette di entrare in un mondo glassato. Le persone che esplorano, percorrono, vivono Parigi, sono molto diverse tra loro. L'impossibilità di catalogare i loro bisogni ha semplificato il linguaggio usato dalla città per comunicare con loro, ma ne ha conservato la magia. Infatti non basta che le istruzioni per l'uso di Parigi siano chiare e fruibili. Per incontrare i gusti di ogni passante devono essere anche accattivanti. Queste necessità pratiche e comunicative hanno favorito l'enorme diffusione dei gadget metropolitani. I cartoncini variopinti e traslucidi che veicolano i messaggi tra Parigi e i suoi ospiti sono un modo per la città di imporsi seducendo. Il fascino pop della carte orange trasforma quest'abbonamento ai trasporti parigini in oggetto di attenzioni feticiste. Tornati a casa la si conserva, gli adolescenti la incollano sul diario, i superstiziosi la relegano in fondo a un cassetto per non cestinare la propria immagine. La carte orange infatti, ci guarda con i nostri occhi piantati in mezzo a un rettangolino dai colori sgargianti. Ha un potere simbolico e rituale: non scade mai, non è cedibile, è personalizzata con dati anagrafici e firma, segue il viaggiatore fino alla morte. Il numero della tessera ci compenetra a sua volta e diventa noi. All'inizio di ogni mese o di ogni settimana, si compra il coupon delle dimensioni di un biglietto del métro ma dai colori coordinati a quelli della carta, e il modo per prenderne possesso, per renderlo inalienabile, è scriverci sopra il numero della carte orange, il proprio numero, accettando implicitamente di essere riconosciuto come P 185954 ad ogni spostamento. Una volta entrati in questo sistema, si può inserire il coupon nella tasca prevista a questo scopo nel porta-carte orange, e godere dell'ineffabile scintillio dell'ologramma che vi è stampigliato sopra. Molti altri oggetti prodotti dalla città possiedono un magnetismo paragonabile a quello della carte orange. Le schede telefoniche, i biglietti del métro, le tessere di accesso alle biblioteche, le carte fedeltà dei negozi, i settimanali dedicati alle iniziative cittadine ci fanno sentire membri di un club esclusivo. Siamo felici di lasciarci andare alla dimensione meravigliosa e irreale creata da questi oggetti. Ci perdiamo senza timori nel mondo dei collezionisti di carte telefoniche avvertendo oscuramente di essere al sicuro, controllati da un fratello maggiore...


Mi è capitato spesso di intravedere l’essenza di questa città polimorfa in momenti dai quali non mi aspettavo nulla di particolare. Squattrinata come sono, ciclicamente mi si pone il problema di mangiare cibi passabilmente freschi, o almeno non in scatola, senza spendere una follia. A Parigi la combinazione di queste due condizioni è un vero lusso. Ottenerne solo una, invece non è difficile. Spiedini di carne avariata o bruciata sono rintracciabili a un prezzo onesto nei quartieri più malfamati, mentre frutta e verdure freschissime si trovano in certi ristoranti dai prezzi proibitivi. Così quando ho la fortuna di avere una cucina a disposizione mi lancio sui mercati alimentari. Quando decisi di andare per la prima volta al marché Dejean, probabilmente uno dei più conosciuti, sbagliai i calcoli. Quando scesi al métro Château-Rouge mi accorsi che per quel giorno non avrei mangiato. I marciapiedi erano coperti di ortaggi schiacciati e di stracci variopinti. Gli ultimi camioncini stavano partendo rapidamente lasciando le cassette di legno accatastate per terra. Gli stracci che assorbono l'acqua all'imboccatura delle buche di scarico erano coperti di torsoli e di scarti vegetali. Il mercato era finito. Avevo passato un'ora in métro, perciò non me ne andai subito. Cominciai a vagabondare inebriandomi del puzzo di marcio delle verdure calpestate dai passanti. Ma non ebbi il tempo di vivere davvero quel decadimento perché alla fine della strada comparve un magrolino con jeans bucati, giacca di pelle, un grosso cane senza guinzaglio e molte pulci. Sembrava simpatico, forse perché i capelli un po' decolorati fuggivano in tutte le direzioni, in un tentativo di dreadlocks reso vano dalla sua capigliatura liscissima. Ci guardammo un istante, credevo si trattasse di uno dei tanti passanti di Parigi che mi avrebbero cambiato per sempre senza rivolgermi la parola. Invece, nel momento in cui ci incrociammo disse: "Liberté dans la vie." E prima che potessi stupirmi: "et dans l'amour...". Poi cominciò a parlarmi, come se mi conoscesse da sempre: "Vero? La libertà è la cosa più importante." E in piedi in mezzo alla strada, con il cane pulcioso che ci scodinzolava attorno, cominciammo a parlare della libertà. Di libertà, uguaglianza e fraternità. Tuttora, quando penso a Parigi, la mia mente corre verso quest’immagine incongrua.

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giovedì 12 dicembre 2024

Accorpiamo


Mi piace parlare di mostre gratuite perché molte persone mi dicono che è impossibile coltivarsi a Parigi senza spendere un sacco di soldi, mentre non è del tutto vero. Fino al 4 gennaio 2025, il MAIF Social Club presenta il lavoro di quattordici artisti riuniti sotto il titolo Faisons corps.

È una mostra in si può toccare la maggior parte di ciò che si vede, in cui lo spettatore non è più tale perché interagisce con alcune opere e, in alcuni casi, le modifica. Il corpo è visto nella sua intimità (soprattutto nella prima parte, dedicata al corpo anatomico) ma anche nella sua unicità e individualità. Anche il visitatore è invitato a muoversi, a lasciarsi toccare dagli altri, ed è qui che il corpo viene presentato nella sua accezione sociale. 

La mostra è un vero e proprio invito ad accorparsi, ed è significativo che il luogo che la ospita sia un luogo di cultura militante e di educazione informale nel cuore del Marais.

martedì 10 dicembre 2024

La storia del posto in cui vivo: il 14o arrondissement


Vivo nel quattordicesimo arrondissement di Parigi, al quale sono particolarmente legata per una serie di motivi. Conosciuto per i suoi quartieri vivaci e diversificati come Montparnasse, Alésia e Plaisance, questo arrondissement è oggi un vero crocevia di arte, urbanistica moderna e tradizioni parigine. Ma per comprenderne l’anima bisogna guardare alla sua storia, fatta di trasformazioni sociali, culturali e urbane.

Prima di essere integrato a Parigi nel 1860, durante l'ampliamento della capitale deciso da Napoleone III, il territorio del XIV arrondissement era costituito prevalentemente da piccoli villaggi agricoli. Oggi se ne trovano facilmente tracce, perché passeggiando in questa zona, spesso si vedono strade di ciottoli fiancheggiate da piante (e talvolta anche da qualche animale da fattoria) che fanno capolino dall'interno di insospettabili edifici dall'aspetto perfettamente urbano. Frazioni come Petit-Montrouge, Plaisance e Montsouris, tutte circondate da terreni agricoli, hanno svolto un ruolo importante nella costruzione di Parigi, in particolare grazie allo sfruttamento delle cave di calcare che sono state utilizzate per costruire numerosi monumenti parigini. Successivamente queste cave hanno ospitato le catacombe, che oggi costituiscono un'importante attrazione turistica. Con l'annessione di questi comuni nel 1860 si formò l'attuale 14° arrondissement, caratterizzato da una rapida urbanizzazione e da una riorganizzazione del territorio. Da allora in poi quella che un tempo era una zona rurale e periferica divenne parte integrante della città, dotandosi progressivamente delle sue moderne infrastrutture.

Anche la costruzione della stazione Montparnasse negli anni Quaranta dell'Ottocento e della tour Montparnasse negli anni Sessanta e Settanta del novecento hanno contribuito al cambiamento del carattere dell'arrondissement. Sebbene la torre abbia suscitato controversie estetiche, rimane un simbolo dell'architettura moderna a Parigi. Il quartiere di Montparnasse ha svolto un ruolo centrale per gli artisti all'inizio del XX secolo, poiché ha attirato numerose figure artistiche e intellettuali da tutto il mondo. Negli anni '20 e '30, artisti come Pablo Picasso, Amedeo Modigliani e Jean Cocteau vivevano lì e frequentavano caffè come La Rotonde, Le Dôme e La Coupole. Questi divennero luoghi d'incontro leggendari, dove pittori, poeti e scrittori si riunivano per discutere, creare e ispirarsi a vicenda. Il quartiere Montparnasse fu soprannominato all'epoca la “Nuova Atene”, ha visto la nascita del movimento surrealista e ha ospitato il debutto di molte stelle dell'arte e della letteratura del XX secolo. Ancora oggi si avverte l'eco di questo periodo prospero in rue de la Gaité con i suoi teatri sempre pieni. Più a sud, sempre nel 14°, vicino al Parc Montsouris, si trova anche un quartiere degli artisti, riconoscibile per le grandi vetrate che caratterizzano gli appartamenti-atelier. Nella stessa zona si trova anche il laboratorio-museo Chana Orloff visitabile su prenotazione.

Oggi, il 14° arrondissement continua ad evolversi. I suoi quartieri, ciascuno con la propria identità, uniscono modernità e tradizione. Il parco Montsouris offre un'oasi di pace agli abitanti, mentre le vivaci strade del quartiere Alésia attirano gli amanti dello shopping. Gli spazi verdi, le scuole e i centri culturali ne fanno un luogo popolare in cui vivere per famiglie e studenti. La rete degli hypervoisins, una rete Facebook e Whatsapp che riunisce gli abitanti del 14° arrondissement, testimonia il clima di solidarietà che si respira nel quartiere. Il 14° arrondissement resta anche un luogo di memoria, dove la storia si mescola alla vita quotidiana. Gli antichi atelier degli artisti di Montparnasse convivono con edifici moderni, mentre i caffè storici continuano ad accogliere scrittori e sognatori.

Che si tratti di passeggiare per le strade di Plaisance, visitare le Catacombe o godersi la vista panoramica dalla torre di Montparnasse, questo quartiere offre un ricco panorama della storia e della diversità parigina.

venerdì 6 dicembre 2024

La mia vita precedente: il mio primo dottorato

Sono a Parigi per effettuare un dottorato di ricerca e preparare una tesi, ma sono già dottore di ricerca dell'Università di Bologna. Ho un buon ricordo del mio primo percorso di dottorato, perché in quegli anni mi sono creata le possibilità per vivere esperienze che altrimenti non avrei mai vissuto: soggiorni di ricerca alla Sorbona, in Martinica, pubblicazioni varie, collaborazioni a gruppi e centri di ricerca che sono state estremamente stimolanti sul piano intellettuale.

Soprattutto ho scritto (in francese) una tesi di dottorato intitolata "Papa, il reviendra hier": les représentations du temps dans la littérature caribéenne francophone contemporaine diretta dalla professoressa Biondi. In questa tesi ho studiato il tempo come categoria critica, con particolare attenzione alla sua rappresentazione nella letteratura caraibica contemporanea. Molte opere di scrittori di origine caraibica insistono infatti sulla compresenza di diverse percezioni temporali. La polisemia del termine “rappresentazione” ha costituito la mia linea guida nel corso della ricerca, perché le caratteristiche della rappresentazione iconografica sono spesso utilizzate dai narratori dei romanzi come mezzi per decostruire e reinventare il tempo.

La mia prima tesi di dottorato è quasi interamente dedicata al reperimento dei testi in cui il tempo è tra i temi della narrazione. Lo studio approfondito dei singoli romanzi segue un’articolazione complessa, la cui sezione centrale si divide in passato, presente e futuro. Questa organizzazione è poi superata nel corso della tesi, che dimostra come il tempo sia spesso la metafora di un senso di inadeguatezza, di scarsa autenticità e di frustrazione rispetto al quotidiano. Le caratteristiche della sua rappresentazione nel romanzo caraibico mostrano la volontà di immaginare una dimensione più consona all’espressione creativa e libera di sé.

giovedì 5 dicembre 2024

Notre Dame torna a casa


 Il 15 aprile 2019 si è verificato uno degli eventi più tragici della storia recente di Parigi: un incendio ha devastato la cattedrale di Notre-Dame, uno dei monumenti più emblematici della capitale e capolavoro dell'architettura gotica. L'incendio è scoppiato intorno alle 18:30 sotto la struttura del tetto in legno, detta anche "il bosco" per il gran numero di travi di quercia che la componevano, alcune risalenti al XIII secolo. Nel giro di poche ore le fiamme si sono propagate rapidamente, distruggendo gran parte del tetto e mettendo a rischio l'intera struttura.

L'immagine della guglia di Notre-Dame, progettata dall'architetto Eugène Viollet-le-Duc nel XIX secolo, che crolla sotto le fiamme, ha impressionato il mondo. I vigili del fuoco hanno lottato per quasi 15 ore per tenere sotto controllo l'incendio, evitando la completa distruzione dell'edificio. L'origine esatta dell'incendio resta incerta, ma gli investigatori propendono per l'ipotesi accidentale, legata ai lavori di ristrutturazione in corso in quel momento. La struttura in legno, molto vecchia, era particolarmente vulnerabile agli incendi. Durante le indagini non è stata scoperta alcuna traccia di attività criminale.

Una delle perdite simbolicamente più significative è stata appunto quella della guglia, ma quasi tutto il tetto, compresa la struttura medievale in legno, fu distrutto. Sebbene l'incendio abbia interessato principalmente l'esterno, sono state colpite anche parti dell'interno, comprese alcune volte che sono crollate sotto il peso del tetto in fiamme. La maggior parte dei tesori di Notre-Dame, come la Corona di Spine (preziosa reliquia), la tunica di San Luigi e altri oggetti religiosi, sono stati salvati grazie al rapido intervento dei vigili del fuoco e delle autorità.

Subito dopo l’incendio, i donatori si sono mobilitati in Francia e all’estero per avviare immediatamente la ricostruzione. La struttura è stata stabilizzata e l'edificio protetto dalle intemperie. Dopo un dibattito pubblico, si è deciso di ricostruire la cattedrale identica a com'era. Il presidente Macron ha confermato che la guglia sarebbe stata ricostruita secondo i piani originali di Viollet-le-Duc entro 5 anni.

È infatti da pochi giorni che la statua di Notre Dame è tornata in chiesa, e domani, 7 dicembre, avrà luogo l'inaugurazione ufficiale, accompagnata da cerimonie religiose. L'8 dicembre, giorno dell'Immacolata, avrà luogo la prima messa e la consacrazione dell'altare.

martedì 3 dicembre 2024

Parigi e la libertà


Oggi parleremo di un romanzo ambientato in parte a Parigi: Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli. È un vecchio romanzo, ma d'altra parte questo blog esiste da appena un mese, perciò mi posso permettere di riscoprire qualche buona lettura.

Atti osceni in luogo privato è un romanzo di formazione, organizzato in sei parti che abbracciano le diverse età del protagonista e narratore, Libero Marsell. Come suggerisce il titolo, l'aspetto sessuale è molto importante nella formazione di Libero, che cresce e e matura insieme alle sue scoperte erotiche. Ma tra i personaggi attraverso i quali il sesso irrompe nella vita di Libero c'è anche una bibliotecaria, perciò anche i libri giocano un ruolo importante nella formazione del protagonista: "I libri spostavano la mia gravità, e attuavano una legge: avevano iniziato a mettermi al mondo" (2015, p.48) .

Così Parigi, dove il protagonista vive e si forma nella prima parte della sua vita e del romanzo, è una presenza molto letteraria, perché Libero lavora ai Deux Magots, incontra Jean-Paul Sartre, vede film, respira un'epoca che è anche un luogo. La vita, però, lo porterà alla grave decisione di andare a vivere a Milano: "I Deux Magots, Philippe, i turisti, il furore delle riunioni, il cinema Louxor, il Marais e la poltrona di papà, mamma ed Emmanuel, Marie e l'Hôtel de Lamoignon, la lingua francese, il Roland Garros, le cediglie. Mi mozzò il fiato. Mi sedetti e rimasi immobile, poi presi un foglio bianco e scrissi piccolo piccolo: Per insostenibilità. Era questo il motivo per cui avevo lasciato la Ville Lumière” (2015, p. 116). Queste epifanie sono frequenti nel romanzo ed esprimono bene il modo in cui Libero procede nella vita.

Anche a Milano Libero si confronta con i tormenti del desiderio e l'impatto di questo sulle sue relazioni sentimentali e familiari. Cerca di comprendere le sue pulsioni, attraversando esperienze a volte imbarazzanti, spesso intense, dove paura, piacere e senso di colpa si mescolano. I rapporti con i genitori costituiscono un elemento centrale del suo sviluppo personale e sessuale, riflettendo una complessa miscela di attaccamento e distanza.

Missiroli affronta direttamente temi come l'erotismo, il desiderio e le intime contraddizioni che ogni persona porta dentro di sé, offrendo una riflessione sul modo in cui la sessualità plasma la nostra vita e il nostro rapporto con gli altri. Perché non bisogna avere « paura di scegliere tra la vita e l'oscenità, senza sapere che sono la stessa cosa. L'osceno è il tumulto privato che ognuno ha, e che i liberi vivono. Si chiama esistere, e a volte diventa sentimento” (2015, pp. 156-157).