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La montgolfière abritant la flamme olympique |
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lunedì 30 dicembre 2024
Il 2024 a Parigi
sabato 21 dicembre 2024
Le vetrine natalizie
Le vetrine animate di Natale a Parigi sono una tradizione festiva. L'idea di decorare le vetrine per le festività natalizie cominciò ad emergere con la comparsa dei grandi magazzini, come Le Bon Marché, che fu uno dei primi a Parigi a sviluppare il concetto di vetrina commerciale. Le decorazioni giocavano su temi festivi e stagionali per attirare clienti.
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Un momento dell'animazione di quest'anno di una delle vetrine del Bon Marché |
Negli anni Cinquanta e Sessanta le vetrine divennero delle vere e proprie attrazioni, e intere famiglie hanno cominciato a spostarsi per ammirarle. Durante questo periodo si cominciarono a sviluppare musiche, luci e scenografie più dettagliate.
Nel corso del tempo, le vetrine natalizie sono diventate sempre più sofisticate, prevedendo spettacoli di luci, animazioni elettroniche e persino collaborazioni artistiche. Oggi le vetrine dei grandi magazzini parigini sono un evento imperdibile durante la stagione invernale. Ogni anno, squadre di decoratori, scenografi e artisti lavorano per mesi per creare temi originali e magici, con l'integrazione di tecnologie come l'illuminazione a LED e gli effetti digitali. Le Galeries Lafayette e Le Printemps rimangono pionieri di questa tradizione, inaugurando ogni anno vetrine spettacolari e spesso accompagnate da eventi speciali. Ogni anno le vetrine attirano migliaia di visitatori nel periodo natalizio, e sono ormai un vero e proprio evento culturale e turistico nella capitale francese.
martedì 17 dicembre 2024
Archipels littéraires: un lavoro vecchio che ancora mi appartiene
Paola Ghinelli, Archipels littéraires. Chamoiseau, Condé, Confiant, Brival, Maximin, Laferrière, Pineau, Dalembert, Agnant, Montreal, Mémoire d’Encrier, 2005.
Anche la rete 3A Télésud ha dedicato una puntata di una sua trasmissione a Archipels littéraires. Si trattava della trasmissione Des mots et débats di Patricia Drailline. Ecco l'intervista, trasmessa ripetutamente nel maggio 2006.
venerdì 13 dicembre 2024
Storia parigina
Non ho sempre vissuto a Parigi. Ecco un testo nostalgico, scritto pensando all'epoca in cui ci venivo da sola dopo un colpo di testa e c'era ancora la carte orange invece del pass navigo...

Mi concentro sul tatto e tocco tutti gli oggetti esposti sui tavolacci o per terra, scatenando il furore dei venditori. Leggo il braille di questo luogo: sento la trama dei tessuti che non si fabbricano più, faccio scivolare i polpastrelli sui soprammobili di vetro soffiato, sfioro le cianfrusaglie come se fossero gioielli preziosi. Io sono nelle mie dita, e grazie al senso del tatto percepisco la patina che ricopre quelle anticaglie a poco prezzo. Scelgo un oggetto. Un fermacarte di legno caldo e liscio. Mentre l'ho tra le mani, senza farmi notare, lo avvicino al naso. Sento la storia del legno attraverso il suo odore. Poi sfoglio i libri vecchi e ne annuso la polvere. L'odorato mi permette di avvertire per la prima volta l'aggressività della città: sento puzza di Parigi, dei bidoni della spazzatura chiusi male, degli escrementi di cane che costellano i marciapiedi. A questo punto spontaneamente le mie orecchie si lasciano invadere dal suono del francese. Comincio a contrattare i prezzi e ad ascoltare le voci. Parlo a un venditore di quel fermacart

Quando il mio rito propiziatorio è efficace, mi permette di entrare in un mondo glassato. Le persone che esplorano, percorrono, vivono Parigi, sono molto diverse tra loro. L'impossibilità di catalogare i loro bisogni ha semplificato il linguaggio usato dalla città per comunicare con loro, ma ne ha conservato la magia. Infatti non basta che le istruzioni per l'uso di Parigi siano chiare e fruibili. Per incontrare i gusti di ogni passante devono essere anche accattivanti. Queste necessità pratiche e comunicative hanno favorito l'enorme diffusione dei gadget metropolitani. I cartoncini variopinti e traslucidi che veicolano i messaggi tra Parigi e i suoi ospiti sono un modo per la città di imporsi seducendo. Il fascino pop della carte orange trasforma quest'abbonamento ai trasporti parigini in oggetto di attenzioni feticiste. Tornati a casa la si conserva, gli adolescenti la incollano sul diario, i superstiziosi la relegano in fondo a un cassetto per non cestinare la propria immagine. La carte orange infatti, ci guarda con i nostri occhi piantati in mezzo a un rettangolino dai colori sgargianti. Ha un potere simbolico e rituale: non scade mai, non è cedibile, è personalizzata con dati anagrafici e firma, segue il viaggiatore fino alla morte. Il numero della tessera ci compenetra a sua volta e diventa noi. All'inizio di ogni mese o di ogni settimana, si compra il coupon delle dimensioni di un biglietto del métro ma dai colori coordinati a quelli della carta, e il modo per prenderne possesso, per renderlo inalienabile, è scriverci sopra il numero della carte orange, il proprio numero, accettando implicitamente di essere riconosciuto come P 185954 ad ogni spostamento. Una volta entrati in questo sistema, si può inserire il coupon nella tasca prevista a questo scopo nel porta-carte orange, e godere dell'ineffabile scintillio dell'ologramma che vi è stampigliato sopra. Molti altri oggetti prodotti dalla città possiedono un magnetismo paragonabile a quello della carte orange. Le schede telefoniche, i biglietti del métro, le tessere di accesso alle biblioteche, le carte fedeltà dei negozi, i settimanali dedicati alle iniziative cittadine ci fanno sentire membri di un club esclusivo. Siamo felici di lasciarci andare alla dimensione meravigliosa e irreale creata da questi oggetti. Ci perdiamo senza timori nel mondo dei collezionisti di carte telefoniche avvertendo oscuramente di essere al sicuro, controllati da un fratello maggiore...


giovedì 12 dicembre 2024
Accorpiamo
È una mostra in si può toccare la maggior parte di ciò che si vede, in cui lo spettatore non è più tale perché interagisce con alcune opere e, in alcuni casi, le modifica. Il corpo è visto nella sua intimità (soprattutto nella prima parte, dedicata al corpo anatomico) ma anche nella sua unicità e individualità. Anche il visitatore è invitato a muoversi, a lasciarsi toccare dagli altri, ed è qui che il corpo viene presentato nella sua accezione sociale.
La mostra è un vero e proprio invito ad accorparsi, ed è significativo che il luogo che la ospita sia un luogo di cultura militante e di educazione informale nel cuore del Marais.
martedì 10 dicembre 2024
La storia del posto in cui vivo: il 14o arrondissement
Vivo nel quattordicesimo arrondissement di Parigi, al quale sono particolarmente legata per una serie di motivi. Conosciuto per i suoi quartieri vivaci e diversificati come Montparnasse, Alésia e Plaisance, questo arrondissement è oggi un vero crocevia di arte, urbanistica moderna e tradizioni parigine. Ma per comprenderne l’anima bisogna guardare alla sua storia, fatta di trasformazioni sociali, culturali e urbane.
Prima di essere integrato a Parigi nel 1860, durante l'ampliamento della capitale deciso da Napoleone III, il territorio del XIV arrondissement era costituito prevalentemente da piccoli villaggi agricoli. Oggi se ne trovano facilmente tracce, perché passeggiando in questa zona, spesso si vedono strade di ciottoli fiancheggiate da piante (e talvolta anche da qualche animale da fattoria) che fanno capolino dall'interno di insospettabili edifici dall'aspetto perfettamente urbano. Frazioni come Petit-Montrouge, Plaisance e Montsouris, tutte circondate da terreni agricoli, hanno svolto un ruolo importante nella costruzione di Parigi, in particolare grazie allo sfruttamento delle cave di calcare che sono state utilizzate per costruire numerosi monumenti parigini. Successivamente queste cave hanno ospitato le catacombe, che oggi costituiscono un'importante attrazione turistica. Con l'annessione di questi comuni nel 1860 si formò l'attuale 14° arrondissement, caratterizzato da una rapida urbanizzazione e da una riorganizzazione del territorio. Da allora in poi quella che un tempo era una zona rurale e periferica divenne parte integrante della città, dotandosi progressivamente delle sue moderne infrastrutture.
Anche la costruzione della stazione Montparnasse negli anni Quaranta dell'Ottocento e della tour Montparnasse negli anni Sessanta e Settanta del novecento hanno contribuito al cambiamento del carattere dell'arrondissement. Sebbene la torre abbia suscitato controversie estetiche, rimane un simbolo dell'architettura moderna a Parigi. Il quartiere di Montparnasse ha svolto un ruolo centrale per gli artisti all'inizio del XX secolo, poiché ha attirato numerose figure artistiche e intellettuali da tutto il mondo. Negli anni '20 e '30, artisti come Pablo Picasso, Amedeo Modigliani e Jean Cocteau vivevano lì e frequentavano caffè come La Rotonde, Le Dôme e La Coupole. Questi divennero luoghi d'incontro leggendari, dove pittori, poeti e scrittori si riunivano per discutere, creare e ispirarsi a vicenda. Il quartiere Montparnasse fu soprannominato all'epoca la “Nuova Atene”, ha visto la nascita del movimento surrealista e ha ospitato il debutto di molte stelle dell'arte e della letteratura del XX secolo. Ancora oggi si avverte l'eco di questo periodo prospero in rue de la Gaité con i suoi teatri sempre pieni. Più a sud, sempre nel 14°, vicino al Parc Montsouris, si trova anche un quartiere degli artisti, riconoscibile per le grandi vetrate che caratterizzano gli appartamenti-atelier. Nella stessa zona si trova anche il laboratorio-museo Chana Orloff visitabile su prenotazione.
Oggi, il 14° arrondissement continua ad evolversi. I suoi quartieri, ciascuno con la propria identità, uniscono modernità e tradizione. Il parco Montsouris offre un'oasi di pace agli abitanti, mentre le vivaci strade del quartiere Alésia attirano gli amanti dello shopping. Gli spazi verdi, le scuole e i centri culturali ne fanno un luogo popolare in cui vivere per famiglie e studenti. La rete degli hypervoisins, una rete Facebook e Whatsapp che riunisce gli abitanti del 14° arrondissement, testimonia il clima di solidarietà che si respira nel quartiere. Il 14° arrondissement resta anche un luogo di memoria, dove la storia si mescola alla vita quotidiana. Gli antichi atelier degli artisti di Montparnasse convivono con edifici moderni, mentre i caffè storici continuano ad accogliere scrittori e sognatori.
Che si tratti di passeggiare per le strade di Plaisance, visitare le Catacombe o godersi la vista panoramica dalla torre di Montparnasse, questo quartiere offre un ricco panorama della storia e della diversità parigina.
venerdì 6 dicembre 2024
La mia vita precedente: il mio primo dottorato
La mia prima tesi di dottorato è quasi interamente dedicata al reperimento dei testi in cui il tempo è tra i temi della narrazione. Lo studio approfondito dei singoli romanzi segue un’articolazione complessa, la cui sezione centrale si divide in passato, presente e futuro. Questa organizzazione è poi superata nel corso della tesi, che dimostra come il tempo sia spesso la metafora di un senso di inadeguatezza, di scarsa autenticità e di frustrazione rispetto al quotidiano. Le caratteristiche della sua rappresentazione nel romanzo caraibico mostrano la volontà di immaginare una dimensione più consona all’espressione creativa e libera di sé.
giovedì 5 dicembre 2024
Notre Dame torna a casa
Il 15 aprile 2019 si è verificato uno degli eventi più tragici della storia recente di Parigi: un incendio ha devastato la cattedrale di Notre-Dame, uno dei monumenti più emblematici della capitale e capolavoro dell'architettura gotica. L'incendio è scoppiato intorno alle 18:30 sotto la struttura del tetto in legno, detta anche "il bosco" per il gran numero di travi di quercia che la componevano, alcune risalenti al XIII secolo. Nel giro di poche ore le fiamme si sono propagate rapidamente, distruggendo gran parte del tetto e mettendo a rischio l'intera struttura.
L'immagine della guglia di Notre-Dame, progettata dall'architetto Eugène Viollet-le-Duc nel XIX secolo, che crolla sotto le fiamme, ha impressionato il mondo. I vigili del fuoco hanno lottato per quasi 15 ore per tenere sotto controllo l'incendio, evitando la completa distruzione dell'edificio. L'origine esatta dell'incendio resta incerta, ma gli investigatori propendono per l'ipotesi accidentale, legata ai lavori di ristrutturazione in corso in quel momento. La struttura in legno, molto vecchia, era particolarmente vulnerabile agli incendi. Durante le indagini non è stata scoperta alcuna traccia di attività criminale.
Una delle perdite simbolicamente più significative è stata appunto quella della guglia, ma quasi tutto il tetto, compresa la struttura medievale in legno, fu distrutto. Sebbene l'incendio abbia interessato principalmente l'esterno, sono state colpite anche parti dell'interno, comprese alcune volte che sono crollate sotto il peso del tetto in fiamme. La maggior parte dei tesori di Notre-Dame, come la Corona di Spine (preziosa reliquia), la tunica di San Luigi e altri oggetti religiosi, sono stati salvati grazie al rapido intervento dei vigili del fuoco e delle autorità.
Subito dopo l’incendio, i donatori si sono mobilitati in Francia e all’estero per avviare immediatamente la ricostruzione. La struttura è stata stabilizzata e l'edificio protetto dalle intemperie. Dopo un dibattito pubblico, si è deciso di ricostruire la cattedrale identica a com'era. Il presidente Macron ha confermato che la guglia sarebbe stata ricostruita secondo i piani originali di Viollet-le-Duc entro 5 anni.
È infatti da pochi giorni che la statua di Notre Dame è tornata in chiesa, e domani, 7 dicembre, avrà luogo l'inaugurazione ufficiale, accompagnata da cerimonie religiose. L'8 dicembre, giorno dell'Immacolata, avrà luogo la prima messa e la consacrazione dell'altare.
martedì 3 dicembre 2024
Parigi e la libertà
Oggi parleremo di un romanzo ambientato in parte a Parigi: Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli. È un vecchio romanzo, ma d'altra parte questo blog esiste da appena un mese, perciò mi posso permettere di riscoprire qualche buona lettura.
Atti osceni in luogo privato è un romanzo di formazione, organizzato in sei parti che abbracciano le diverse età del protagonista e narratore, Libero Marsell. Come suggerisce il titolo, l'aspetto sessuale è molto importante nella formazione di Libero, che cresce e e matura insieme alle sue scoperte erotiche. Ma tra i personaggi attraverso i quali il sesso irrompe nella vita di Libero c'è anche una bibliotecaria, perciò anche i libri giocano un ruolo importante nella formazione del protagonista: "I libri spostavano la mia gravità, e attuavano una legge: avevano iniziato a mettermi al mondo" (2015, p.48) .
Così Parigi, dove il protagonista vive e si forma nella prima parte della sua vita e del romanzo, è una presenza molto letteraria, perché Libero lavora ai Deux Magots, incontra Jean-Paul Sartre, vede film, respira un'epoca che è anche un luogo. La vita, però, lo porterà alla grave decisione di andare a vivere a Milano: "I Deux Magots, Philippe, i turisti, il furore delle riunioni, il cinema Louxor, il Marais e la poltrona di papà, mamma ed Emmanuel, Marie e l'Hôtel de Lamoignon, la lingua francese, il Roland Garros, le cediglie. Mi mozzò il fiato. Mi sedetti e rimasi immobile, poi presi un foglio bianco e scrissi piccolo piccolo: Per insostenibilità. Era questo il motivo per cui avevo lasciato la Ville Lumière” (2015, p. 116). Queste epifanie sono frequenti nel romanzo ed esprimono bene il modo in cui Libero procede nella vita.
Anche a Milano Libero si confronta con i tormenti del desiderio e l'impatto di questo sulle sue relazioni sentimentali e familiari. Cerca di comprendere le sue pulsioni, attraversando esperienze a volte imbarazzanti, spesso intense, dove paura, piacere e senso di colpa si mescolano. I rapporti con i genitori costituiscono un elemento centrale del suo sviluppo personale e sessuale, riflettendo una complessa miscela di attaccamento e distanza.
Missiroli affronta direttamente temi come l'erotismo, il desiderio e le intime contraddizioni che ogni persona porta dentro di sé, offrendo una riflessione sul modo in cui la sessualità plasma la nostra vita e il nostro rapporto con gli altri. Perché non bisogna avere « paura di scegliere tra la vita e l'oscenità, senza sapere che sono la stessa cosa. L'osceno è il tumulto privato che ognuno ha, e che i liberi vivono. Si chiama esistere, e a volte diventa sentimento” (2015, pp. 156-157).